torri_ligini_eur_d0Scheletri di cemento

Le Torri di Ligini, visibili a chiunque transiti dall’EUR, devono al loro aspetto spettrale di scheletri di cemento l’appellativo di “Beirut”. Vittime di uno smantellamento che le avrebbe dovute portare verso la demolizione, secondo un progetto del 2005, (come spiegava  La Repubblica) che prevedeva di far nascere al loro posto, a pochi metri dalla Nuvola, la Casa del Vetro, “un palazzo di cristallo, firmato da Renzo Piano, con negozi, appartamenti di lusso con vista sul laghetto e dentro un giardino d’inverno, illuminato e riscaldato sempre dalla luce del sole, con le tecnologie più moderne”, erano al centro di un’operazione da 160 milioni di euro.

Passaggi di proprietà

La proprietà delle Torri di Ligini, ex sede del Ministero delle Finanze, fu trasferita nel 2002 dallo Stato a FINTECNA, (controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti) per procedere alla loro cartolarizzazione (immisione sul mercato). Nel 2005 Fintecna ha trasferito la proprietà ad ALFIERE spa, un consorzio pubblico e privato costituito per il 50%, dalla stessa Fintecna e per il restante 50% da privati, cioè da Immobiliare Lombarda-Ligresti, da Lamaro-Toti, Fimit, Maire-Amato, Eurospazio-Armellini e Astrim-Marchini (di Alfio Marchini , che tuttavia ha in seguito ceduto la sua quota).  La società, che avrebbe dovuto seguire la realizzazione del progetto di Renzo Piano, in un dato momento, per ragioni non meglio chiarite, ha perso i suoi investitori. Il risultato: il patrimonio pubblico è rimasto per anni inutilizzato e abbandonato.

Rigenerazione urbana

Tramontato l’ambizioso progetto di Piano, in tempi recenti si è puntato su un’offerta di affitto privata, con l’idea di farvi ritornare gli uffici di una grande azienda nazionale. Si è quindi pensato ad un progetto di ri-qualificazione, un intervento esterno da Street Art, con una copertura che trasformasse gli scheletri, rimasti visibili troppo a lungo, in un oggetto di attrazione urbana.
A giugno 2015, il Comune di Roma annuncia l’imminente inizio dei lavori di ristrutturazione delle Torri, attraverso un protocollo siglato dall’allora assessore alla Trasformazione Urbana Giovanni Caudo, dall’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare Srl Giovanni Paviera e da Pierfrancesco De Martino per Telecom Italia S.p.A, l’azienda che ha scelto le Torri come sede centrale.
La partecipazione dei privati, si sottolinea, è coerente con le politiche intraprese del Campidoglio, per il recupero e la valorizzazione del patrimonio urbano.

Risultati e tempi

I tempi del progetto vengono così scanditi:
• fine luglio 2015: selezione della short list dei progettisti,
• fine settembre 2015: progetto pronto,
• inizio 2016: avvio del cantiere.

A settembre infatti lo stesso Ignazio Marino annuncia che, attraverso un concorso pubblico, è stato selezionato un progettista, scelto rigorosamente tra architetti under-40”: si tratta dello studio di architettura UNO-A. Il costotweet torri dell’operazione ha un valore di circa 100 milioni di euro ed è previsto che il cantiere sia completato entro la fine del 2016.
Il 23 dicembre Ignazio Marino, oramai non più sindaco, twitta “Felice per il recupero delle Torri dell’#Eur. Una battaglia per #Roma, vinta con @giocaudo “, e su Facebook scrive che il nuovo quartiere generale di Telecom Italia all’Eur “rappresenta una svolta per tutto l’EUR, consentirà di riportare impiegati e lavoro (circa 3.500 persone).” Rivendicando il percorso di riqualificazione urbanistica iniziato nel 2013, l’ex sindaco sottolinea come “il recupero delle torri sia benefico per un quartiere che due anni fa abbiamo trovato abbandonato e nel degrado
A gennaio 2016 gli scheletri delle torri sono stati finalmente ricoperti con teloni colorati, segnale dell’inizio dell’intervento di recupero. Come scrive il Messaggero  “vedere i teloni al posto degli inquietanti scheletri abbandonati è già una novità positiva per chi è obbligato a passarci davanti ogni giorno”.

f.s.

Aggiornamenti

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Il recupero delle Torri dell’Eur
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