Ignazio Marino è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver dichiarato come spese di rappresentanza quelle relative a cene avvenute con familiari a seguito di esposti presentati dal Movimento 5 stelle e da Fratelli d’Italia.
Le spese contestate, secondo le informazioni riportate dal blog Romafaschifo, ammontano a circa un migliaio di euro, pari allo 0,7 % delle spese di rappresentanza sostenute e non contestate.
Quanto al meccanismo di rendicontazione delle spese, è noto che anche un dirigente d’azienda di medio livello delega la compilazione delle proprie spese alla segreteria. E’ ovvio quindi che il Sindaco della capitale non le compili personalmente e che apponga eventualmente una firma finale senza entrare nel merito.
Inoltre pare che, come già fatto notare da un lettore di Romafaschifo , nessuna delle firme sui giustificativi sia autografa di Marino – circostanza poi confermata dallo stesso Marino ai magistrati che conducono l’inchiesta .
Da un articolo di Repubblica si apprende anche che le spese contestate risalgono all’inizio del mandato del Sindaco e che, a causa di un cambiamento organizzativo, quei rimborsi spese contestati sono stati compilati con mesi di ritardo. Non potendo ricordare a distanza di tempo i giustificativi per ciascuna di esse, il personale della segreteria avrebbe associato le cene alle persone con cui c’erano stati incontri istituzionali nella stessa giornata.
La spiegazione delle discrepanze tra spese e giustificativi appare sempre più evidentemente essere quella di errori materiali fatti all’interno degli uffici capitolini.
Intervista di Repubblica al Sindaco Marino del 23 ottobre 2015
per aggiornamenti vedi : Il caso scontrini
c.l.
18 ottobre 2015
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