Per non pagare le tasse e le multe un gran numero di imprese si mimetizzavano dietro ai domicili fittizi: si tratta di indirizzi assegnati dal 2002 ai poveri e ai senza tetto residenti nel comune di Roma per consentire loro di avere documenti di identità ed assistenza sanitaria. Le imprese furbe si appropriavano di un indirizzo di un ente o di un’associazione di volontariato operante nel sociale, oppure individuavano un senzatetto o un migrante residente presso queste e, forse, offrendogli pochi spiccioli reperivano un domicilio e un prestanome per le loro attività, riuscendo ad eludere controlli, verifiche e cartelle esattoriali. Sul portale della Polizia Municipale si può leggere, per esempio, la storia di Clemente, un senzatetto extracomunitario, residente presso un’associazione di volontariato, risultato titolare di due ristoranti in Campo dei Fiori, ed ovviamente irreperibile.
Diverse associazioni, come la comunità di S. Egidio e il centro Astalli si sono ritrovate coinvolte a loro insaputa nell’inganno diventando sedi di 2500 imprese che sono così sfuggite ai controlli; affollatissima anche Via Modesta Valenti, strada fisicamente inesistente e virtualmente creata dal comune (in memoria di una anziana homeless deceduta per strada nella capitale) proprio per essere utilizzata per fornire un indirizzo ai senzatetto.
Le imprese irregolari sono per la maggior parte società personali, ma tra queste compaiono anche SRL e cooperative, che per legge devono registrarsi presso la Camera di Commercio, ma che in questo modo hanno per anni eluso i controlli. Infatti solo nel 2014, dopo alcune verifiche incrociate, il Comune di Roma si è reso conto dell’anomalia, ed è quindi corso ai ripari. Nello stesso anno Repubblica infatti riferisce che l’assessore comunale al commercio Marta Leonori aveva consegnato alla camera di commercio gli indirizzi ed i numeri civici che non possono essere utilizzati per lo svolgimento di attività economiche e commerciali, prevedendo inoltre la cancellazione di tutte le società non in regola
Nel 2015 anche Report dedica una puntata alla faccenda ed Il Corriere della Sera parla di più 100 milioni di euro difficilmente recuperabili legati a 43mila cartelle esattoriali di Equitalia inviate dal 2008 in poi che non hanno ricevuto risposta, e sempre secondo il Corriere l’inchiesta di report avrebbe portato a scoprire che “alcune attività economiche erano vicine a personaggi coinvolti nell’inchiesta di “Mafia capitale”.
Lo stesso Comune a Luglio 2015 annuncia la cancellazione di tutte le società nascoste dietro indirizzi di comodo. Grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, una volta informate le associazioni vittime del raggiro, seguendo le prescrizioni del Ministero dello Sviluppo Economico, sono state individuate ben 2677 aziende con falsi indirizzi e da novembre 2014 non sono state accettate nuove iscrizioni.
Si è dunque effettuato il riordino della intera materia: infatti secondo il Il Sole24Ore la delibera dell’11 agosto 2015 della giunta capitolina, oltre a determinare che il domicilio fittizio non potrà essere la sede legale di imprese o società, e a cancellare le attività economiche con indirizzo sospetto dai registri della Camera di Commercio, autorizza solo cinque associazioni di volontariato all’iscrizione anagrafica dei senza fissa dimora presso il loro domicilio. Eventuali altre associazioni potranno concedere domicili fittizi ai senzatetto solo su autorizzazione del Dipartimento delle Politiche Sociali con l’obbligo di confermare annualmente il rapporto di assistenza col domiciliato.
I provvedimenti hanno anche ottenuto, secondo la Leonori, un effetto deterrente dal momento che alcuni hanno optato per la regolarizzazione anticipando le verifiche da parte degli enti preposti. Un passo ulteriore verso la legalità e la trasparenza.
f.s.