traduzione dall’inglese dell’articolo

Ousting of Rome mayor shows Italy’s resistance to change

di Gavin Jones – 28 ottobre 2015 – Reuters US

MarinoIl fatto che il sindaco di Roma, accusato di aver mentito su alcuni scontrini di ristoranti, si sia visto costretto a presentare le dimissioni potrebbe indurre a pensare che l’Italia stia facendo finalmente i conti con la corruzione. La verità è che i problemi di Marino dimostrano soltanto quanto il paese opponga resistenza a un vero cambiamento.
All’apparenza, difendere il sindaco Ignazio Marino sembra un’ardua impresa. La sua popolarità è scesa e molti romani sostengono che da quando c’è lui servizi pubblici quali nettezza urbana, manutenzione stradale e trasporti funzionano anche peggio di prima.
Pur avendo vinto le elezioni di quasi tre anni fa con un risultato schiacciante, il sessantenne ex-chirurgo del fegato nato a  Genova, sembra non essere mai riuscito a entrare veramente in sintonia con gli abitanti della capitale.
In poco tempo Marino, un outsider di centro sinistra dalle poche doti comunicative, alieno rispetto alla solita vita e alla politica del comune, ha finito per essere soprannominato “il marziano”. Come se non bastasse, è riuscito a far arrabbiare perfino il Papa.

Anche i suoi più accaniti critici riconoscono che Marino – membro dello stesso partito del Presidente del Consiglio Renzi, il Partito Democratico – non ha causato i problemi di Roma e che i servizi pubblici si sono sgretolati per anni prima che fosse eletto nel 2013.

Molti sostengono che durante il suo mandato le cose a Roma non siano peggiorate perché Marino non ha fatto abbastanza per cambiarle, bensì, al contrario, perché ha cercato di cambiarne troppe tutte insieme, scontrandosi con l’implacabile opposizione di coloro che beneficiavano dello status quo: politici, imprenditori, sindacati e commercianti.

“Marino ha pestato i piedi a troppa gente che non voleva rinunciare ai propri privilegi,” dice l’ex magistrato anti-mafia Gian Carlo Caselli. “L’hanno boicottato e sono riusciti a farlo fuori senza neanche dover ricorrere a complotti o alleanze.”
Le dimissioni di Marino ci dicono qualcosa sull’Italia intera, un paese in cui ogni tentativo ufficiale di ridurre il potere degli insider viene ineluttabilmente ostacolato, e gli sforzi della magistratura per contrastare la corruzione si sono risolti in una interminabile serie di scandali.
Lo scorso 8 ottobre, Marino si è dimesso a causa di sette scontrini su un totale di diverse centinaia. Somme insignificanti se paragonate a quelle che di solito fanno scoppiare scandali nel paese che l’anno scorso, insieme alla Grecia, la Bulgaria e la Romania, è stato classificato come ultimo tra i membri dell’Unione Europea nella classifica della corruzione percepita (CPI).
Respingendo ogni accusa ma ugualmente costretto a dimettersi formalmente, Marino ha commentato scherzosamente che “se non fossero riusciti a intrappolarlo con gli scontrini, prima o poi i suoi nemici gli avrebbero messo la cocaina in tasca”.
Pur non essendo l’unica città italiana a soffrire di problemi legati all’inefficienza e alla corruzione, a finire sulle prime pagine dei giornali è stata soltanto la Capitale.
Il 5 novembre a Roma inizierà il processo nominato “Mafia Capitale”. Davanti alla corte sfileranno diverse decine di politici e imprenditori, arrestati verso la fine dell’anno scorso per aver falsificato gare d’appalto in settori pubblici come quelli della gestione dei campi nomadi, i flussi degli immigrati e i centri di accoglienza per rifugiati e profughi.
Marino non è implicato in questa causa, ma potrebbe apparire in aula come rappresentante della città che si è costituita come parte offesa.
SERVIZI DI TRASPORTO E NETTEZZA URBANA
Due i settori di servizi pubblici sinonimi di pessima gestione e atti illeciti: ATAC, responsabile dei servizi di trasporto pubblici, e AMA, nettezza urbana.
Secondo l’Autorità nazionale anticorruzione, più dell’80% dei contratti pubblici affidati all’ATAC negli ultimi 4 anni per un valore complessivo di circa 2 miliardi, è caratterizzato da procedure poco trasparenti.
Quando Stefano Esposito, un senatore vicino a Renzi, arrivò a Roma l’estate scorsa per sistemare i problemi nei trasporti pubblici, disse di aver trovato una situazione “critica”.
Secondo Esposito le frequenti interruzioni della metropolitana romana sono dovute a dieci anni di mancata manutenzione ordinaria. Un quarto degli autobus è inutilizzabile perché troppo vecchio, e dei 1.500 veicoli usati giornalmente, almeno 250 accusano un guasto prima della fine del turno.
Metà dei 12.000 impiegati dell’ATAC occupano posti amministrativi ad alto tasso improduttivo, prosegue Esposito, mentre solo 80 controllori sono attivi. Questo chiarisce almeno in parte perché il 40% degli utenti di autobus e tram non paga il biglietto e perché negli ultimi 8 anni la società ha accumulato un debito di 1,2 miliardi.
Ignazio Marino ha rinnovato il quadro dirigenti dell’ATAC, ha obbligato, per la prima volta nella storia, autisti di bus e metro a timbrare il cartellino all’entrata e all’uscita, ha aumentato le ore di lavoro e ha dato un giro di vite alle finte assenze per malattia. Da quando è diventato sindaco ha ridotto il tasso di assenteismo da 15% a 10%, misure a cui i sindacati hanno risposto con interruzioni e scioperi, peggiorando ulteriormente la situazione del servizio.
Con i suoi innumerevoli cassonetti stracolmi di rifiuti ad illustrare il degrado della città, Ama, caratterizzata da un assenteismo che supera anche quello dell’ATAC, è colpevole della più lunga crisi della nettezza urbana romana della storia. Lo stesso direttore, poco dopo essere stato rimosso da Ignazio Marino, è stato arrestato per corruzione nell’ambito dell’operazione Mafia Capitale.
Marino ha fatto chiudere la più grande discarica d’Europa, situata alle porte di Roma, e ha iniziato una campagna a favore del riciclo e della raccolta differenziata. Il responsabile della discarica, Manlio Cerroni, è accusato di frode e dovrà presentarsi in tribunale anche per altri capi d’accusa, tra cui associazione a delinquere e smaltimento illecito di rifiuti.
Marino ha ridotto l’assenteismo degli 800 impiegati dell’AMA, ponendo fine all’abuso, da parte di un quarto degli impiegati, di una legge che permette di prendersi cura di parenti disabili.
Con questa linea dura Marino si è attirato sia l’ira sia degli impiegati dell’AMA, sia degli imprenditori, le due categorie che durante gli ultimi 30 anni avevano beneficiato degli accordi con Cerroni e la sua discarica. A breve termine questo ha portato ovviamente a un ulteriore inasprimento della crisi della nettezza urbana.
Arrabbiati con Marino non sono solo autisti di autobus e spazzini.
Quando Marino ha trasformato quattro vie del centro storico in zona pedonale, ha fatto infuriare negozianti e abitanti perché con questa misura avrebbe danneggiato i loro affari e complicato la ricerca di parcheggi.
Allo stesso modo si è attirato l’ira dei 6.000 vigili urbani obbligandoli a spostarsi ogni sette anni da una parte all’altra della città nel tentativo di evitare favoritismi a causa della troppa confidenza con gli abitanti. La loro risposta? Proteste, scioperi e ancora più caos del traffico. Per i festeggiamenti dell’ultima notte dell’anno, l’83 percento dei vigili urbani si è dato “malato”.
Marino ha bloccato alcuni progetti di costruzione in varie aree verdi della città per motivi ambientali, assicurandosi anche in questo caso l’odio dei poteri fortemente interessati del settore delle costruzioni.
LA VENDETTA DEL PAPA
Marino si è fatto nemici in ogni parte della città eterna, anche nella Città del Vaticano dall’altra parte del Tevere.
Durante il mese di ottobre scorso, con una cerimonia collettiva, ha riconosciuto ufficialmente 16 matrimoni gay che erano stati contratti all’estero, mandando su tutte le furie la Chiesa Cattolica che per molti decenni era riuscita a bloccare la legalizzazione dei matrimoni gay in Italia.
La vendetta del Papa arriva quasi un anno dopo, proprio mentre tutti accusano Marino di aver abbandonato Roma a se stessa per assistere a una messa del Papa a Filadelfia.
Quando un giornalista gli chiede se aveva invitato personalmente Marino alla messa, papa Francesco risponde: “Io non ho invitato il sindaco Marino a Filadelfia, chiaro? Ho chiesto agli organizzatori e neanche loro l’hanno invitato, chiaro? Sostiene di essere cattolico e di essere venuto di sua spontanea volontà.”
Marino non aveva mai detto di essere stato invitato dal Papa, ma per i suoi critici diventa un fan sfegatato del Papa e un imbucato speciale.
Ma la saga di Marino non finisce qui. Indebolito e isolato da tutti, getta la spugna schiacciato sia dal proprio partito, sia dall’opposizione. Nonostante tutto sta minacciando di ritirare le proprie dimissioni, sfidando il PD a sfiduciarlo pubblicamente, aumentando la sensazione di insicurezza e di caos nella città.
Alfonso Sabella, l’incallito cacciatore di mafiosi che Marino ha scelto per la sua città nel ruolo di “Consigliere per la legalità” dopo lo scandalo Mafia Capitale, dice di aver pianto di frustrazione e di rabbia quando ha visto Marino dimettersi.
“Spero solo che il progresso che ha fatto questa giunta comunale nella lotta contro il malcostume, non venga interrotto qui” dice.

L’estromissione del Sindaco di Roma mostra la resistenza dell’Italia al cambiamento
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