La storia del teatro dell’Opera
Il Teatro dell’Opera di Roma è il teatro dedicato all’opera lirica e al balletto. Inaugurato nel 1880, viene acquistato dal Comune di Roma – che ne assume la gestione – nel 1926. Il completamento, ampliamentoe restauro del Teatro vengono affidati al famoso architetto Marcello Piacentini, che sarà nuovamente chiamato a intervenire dal Comune trentotto anni più tardi, in una Roma oramai capitale della Repubblica Italiana.
La gestione che porta al tracollo economico
Dopo un lungo periodo di gloria, negli anni della giunta Alemanno le fondamenta del Teatro cominciano a scricchiolare. Crollo degli abbonamenti e mancanza di sponsor creano un disavanzo crescente, peraltro mai dichiarato dal CdA, di cui fanno parte lo stesso Alemanno e il conduttore televisivo Bruno Vespa. Vespa difenderà sempre a spada tratta la bontà dei conti dell’istituzione, imputando il disavanzo a problemi creatisi nel corso del 2013 di cui il CdA stesso non era a conoscenza.
La situazione appare compromessa. Nonostante un finanziamento annuo da parte del Comune, cresciuto dai 12 milioni dell’era Veltroni ai 20 della giunta Alemanno, il disavanzo accertato è di circa 30 milioni, di cui 10 nel solo 2013.

Il nuovo corso e il risanamento
A fine 2013 si insedia il nuovo sovrintendente Carlo Fuortes, che sostituisce Catello de Martino.
De Martino – si scoprirà dopo – aveva ottenuto dal CdA di Alemanno e Vespa anche la nomina a Direttore Generale. Nel febbraio 2014 viene licenziato dal CdA. Carlo Fuortes presenta un piano di risanamento finalizzato all’ottenimento dei finanziamenti previsti dalla legge Bray. Nonostante il 70% dei lavoratori sia favorevole al piano e lo stesso sia approvato da CISL e UIL , una minoranza aderente alla CGIL e alla FIALS lo ritiene inaccettabile e avvia una serie di scioperi che provocano la cancellazione di diverse rappresentazioni e che portano alle dimissioni del maestro Muti, direttore d’orchestra onorario a vita dal 2011. «Purtroppo, nonostante tutti i miei sforzi per contribuire alla vostra causa, non ci sono le condizioni per poter garantire quella serenità per me necessaria al buon esito delle rappresentazioni», scriverà in una lettera indirizzata al sovrintendente Fuortes .
Pochi giorni dopo, il CdA del Teatro annuncia il licenziamento di 182 coristi e orchestrali.
La decisione crea molte polemiche (è la prima volta nella lunga storia del Teatro che viene preso un provvedimento di questo tipo), ma il sindaco Marino e il sovrintendente Fuortes non arretrano da questa posizione, forti anche delle notizie di stampa uscite pochi giorni prima relativamente alle indennità percepite dai musicisti.
Poco più di un mese dopo, i sindacati ottengono il ritiro del licenziamento in cambio di diverse rinunce da parte dei lavoratori, tra le quali anche la riduzione del salario accessorio. “Il risultato raggiunto permette di guardare al futuro evitando l’esternalizzazione. Ora tutti, dal Cda all’orchestra e tutti i dipendenti devono lavorare perché l’Opera di Roma possa guardare a traguardi e successi sempre più grandi, anche al di là dei confini italiani” dichiara il sindaco Marino subito dopo la sigla dell’accordo. Fuortes può così avviare la sua azione di risanamento, che porta alla chiusura in pareggio del
2014 e permette di guardare con fiducia al futuro del Teatro dell’Opera.
Nella conferenza stampa dell’aprile 2015 il sovrintendente Fuortes, rivendicando il risanamento economico testimoniato dall’incremento del 61,4% dei biglietti venduti e dalla chiusura in pareggio del bilancio 2014, conclude dichiarando: “Lo scorso anno il teatro era considerato una metafora dell’Italia ingessata, che non funzionava. Credo che, una volta che si è confrontati, si è raggiunto un accordo ed è stata definita una direzione, quello che il lavoro di tutti, in così poco tempo, sia riuscito a fare rappresenti un segnale non solo per il teatro e la città ma per il paese in generale. Tutto il teatro deve esserne fiero.”
Nel giugno 2015 l’imprenditore asiatico Francis Yeoh ha donato al Teatro dell’Opera un milione di euro a sostegno dell’avvenuto rilancio della fondazione.
E i risultati si vedono se «per la prima volta nella storia di questo teatro, nella stagione 2014-2015, abbiamo superato i 10 milioni di incasso. E siamo diventati così l’istituzione culturale romana con più pubblico e incassi».
a.c.